Fatica, nutrizione e… cervello

Nel cervello si origina la percezione della fatica durante l’esercizio tramite un effetto diretto sulla produzione della serotonina cerebrale.

Alcuni studi suggeriscono infatti che l’aumento delle concentrazioni della serotonina si correla con lo sviluppo della fatica.

Come strategia per limitare la sensazione di fatica è stata proposta l’integrazione con BCCA, aminoacidi a catena ramificata, che competono con il triptofano, precursore della serotonina.

Anche la caffeina migliora le prestazioni fisiche, grazie alla sua azione sul sistema nervoso centrale.

Infatti la caffeina riduce l’azione dell’adenosina, inibitore dell’attività neuronale cerebrale, aumentando di conseguenza l’attività neuronale.

La caffeina sembra essere efficace durante l’esercizio svolto al 70-80% del VO2max, oltre a migliorare la prontezza, le capacità decisionali e altre funzioni cognitive.

Bastano 2-3 mg/ kg di peso corporeo e i suoi effetti si stabilizzano intorno ai 5 mg/kg corporeo.

Per questo non sono necessarie grosse quantità, soprattutto per non avere gli effetti collaterali, soprattutto in soggetti più sensibili che mal tollerano e male metabolizzano la caffeina: tachicardia, palpitazioni, nervosismo, vertigini, disturbi gastrointestinali.

Un’altra strategia nutrizionale che può influenzare lo sviluppo della fatica centrale è l’alimentazione carbo. L’ingestione dei carboidrati limita il triptofano libero indotto dall’esercizio e previene anche l’insorgere di ipoglicemia.

Questa alimentazione, migliora le prestazioni atletiche per circa 60’, grazie all’attivazione dei recettori specifici che si trovano sulla bocca, soprattutto con applicazione di soluzione a base di maltodestrine attorno alla bocca, prima e durante l’esercizio.

Infatti gli studi hanno registrato un aumento spiccato dell’attività cerebrale appena i carboidrati vengono introdotti in bocca, seguito da un secondo picco circa 10’ dopo.

D.ssa Marta Sandri – Personal food coach, dietista

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